La teoria delle finestre rotte: cos’è e come applicarla

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Se hai studiato giurisprudenza, scienze politiche o economia ti sarai di sicuro imbattuto nella cosiddetta “teoria delle finestre rotte”.

Ma in pochi se la ricordano.

La teoria, introdotta dai politologi e scienziati sociali James Wilson e George Kelling nel 1982, sostiene che la presenza di piccoli episodi di degrado pubblico o vandalismo (come appunto la rottura di finestre o semplicemente la sosta abusiva) può portare a una escalation di problemi di ordine pubblico ben più gravi, se questi non vengono repressi duramente fin dall’inizio.

Quando invece i problemi vengono gestiti tempestivamente e in maniera decisa, questo contribuisce a creare un clima di ordine, legalità, efficienza e riduce sensibilmente il rischio di reati. 

In pratica, dobbiamo occuparci dei problemi quando sono ancora piccoli. In questo modo, non solo non ne causeremo di più complessi da gestire, ma daremo inizio ad una spirale positiva di comportamenti virtuosi, da parte di tutta la società.

Questa stessa teoria è stata applicata negli anni 90 a New York, quando Rudolph Giuliani divento’ sindaco.

In quel periodo New York stava attraversando un momento molto complesso dal punto di vista della criminalità. Il numero di reati penali era aumentato in maniera importante e forte era il bisogno di contenerli. 

Il commissario della NYPD, Bill Bratton, d’accordo col sindaco, decisero di applicare la teoria delle finestre rotte all’interno della loro politica conosciuta come “Zero Tolerance”. 

Tolleranza zero rispetto agli episodi criminali minori, massimo controllo e repressione di ogni atto contrario alla legge. 

In particolare, il problema più grande di New York in quegli anni era il livello di crimini che avvenivano attorno alla metropolitana. Giuliani e Bratton imposero senza eccezioni che il biglietto della metro dovesse essere pagato (impedendo ad ogni costo la violazione della regola) e decisero di ri-dipingere e ristrutturare le stazioni. Questo contribuì a cambiare totalmente la percezione della metropolitana come luogo pericoloso e l’ordine fu ristabilito.

Un’operazione che stando ai dati, ha portato ad un incremento degli arresti e ad una riduzione sensibile dei reati minori quali furti di veicoli e scippi. 

Nonostante molti critici abbiano provato come in realtà la riduzione dei reati non sia stata dovuta necessariamente a questa strategia, a noi interessa un altro aspetto.

I principi alla base della teoria delle finestre rotte sono potentissimi.

Ma esiste un modo per applicarli alla nostra vita personale per rendere le nostre giornate più efficienti?

La risposta e’ SI.

Vediamo come.

L’esperimento dell’automobile abbandonata

Prima di cominciare, torniamo indietro.

Ti voglio parlare di un esperimento famosissimo che ha dato vita a questa teoria.

E’ il 1969, siamo all’università di Stanford.

Il professor Philip Zimbardo decide di condurre un esperimento di psicologia sociale. 

Abbandona due auto uguali identiche in termini di modello e colore in due citta e quartieri diversi.

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Lascia la prima auto nel Bronx, una della zone più povere e pericolose di New York.

Lascia la seconda a Palo Alto, una delle città più ricche e ordinate della California. 

L’idea era quella di verificare come si fossero comportati gli abitanti di questi quartieri così profondamente diversi tra loro quanto a cultura, classe sociale e stile di vita.

Due auto identiche abbandonate in luoghi opposti. Cosa sarebbe successo?

Ecco cosa.

L’automobile abbandonata nel Bronx viene smantellata, come da previsioni. Ladri rubano ruote, il motore e tutti gli altri pezzi. L’auto viene distrutta.

La macchina a Palo Alto, manco a dirlo, rimane perfettamente intatta. 

Sembra tutto logico: diversi contesti e classi sociali, risultati opposti. La classe povera e’ causa del vandalismo, quella agiata sostiene l’ordine.

E invece l’esperimento continua, con risultati interessanti.

Il team del professor Zimbardo decidono di rompere un vetro dell’auto di Palo Alto, per vedere che tipo di conseguenze potesse avere nei comportamenti degli abitanti.

In pochi giorni la situazione si ribalta e a poco a poco la macchina viene smantellata, distrutta, demolita, così come era avvenuto poco prima nel Bronx.

La natura umana e’ la stessa, le condizioni sociali possono variare. 

Il nostro istinto, ancora primitivo, reagisce in maniera coerente indipendemente dalla classe di appartenenza. 

Segni di trascuratezza e vandalismo ci portano a infrangere le regole.

E se lo stesso accadesse nella nostra vita quotidiana? 

Per conoscere davvero una persona, guarda le sue abitudini.

Ricostruiamo le nostre finestre 

Abbiamo imparato quanto possa essere utile prevenire i problemi. Adesso dobbiamo imparare a modificare ed adattare i nostri comportamenti disfunzionali fin dall’inizio. Abbiamo bisogno di un metodo per rendere i nostri comportamenti trasparenti, chiari e visibili. 

Ecco 5 consigli che puoi seguire per farlo, in maniera semplice e senza complicarti la vita.

Mapping (o tecnica dei “Top 10”)

Come in tutti progetti personali e professionali, gli obiettivi si raggiungono meglio quando facciamo chiarezza.

Chiarezza sul punto di partenza, chiarezza sugli obiettivi e chiarezza sul percorso da fare per arrivarci.

E’ come quando organizziamo un viaggio con gli amici: spesso non abbiamo voglia di definire il percorso, le tappe, i luoghi che vogliamo visitare, le esperienze che vogliamo vivere. E talvolta la spontaneità paga, in quanto ci consente di restare sorpresi da quello che troviamo. Ma dall’altra parte, soprattutto quando non abbiamo abbastanza tempo, rischiamo di non visitare qualche luogo meraviglioso o semplicemente rimanere nella zona turistica, senza trovare le piccole gemme nascoste lungo l’itinerario.

Se per un viaggio questo potrebbe non essere necessariamente un problema, a patto che siamo in buona compagnia, quando si tratta dei nostri obiettivi l’approccio può invece fare tutta la differenza.

La chiarezza sul punto di partenza e’ fondamentale per chiarire tutti gli step che dovremo fare in futuro e per la loro pianificazione.

Immagina per esempio di voler aprire un blog o un canale Youtube: puoi decidere di cominciare a scrivere o parlare in video di quello che ti passa per la testa, o dei tuoi argomenti preferiti. Oppure puoi chiederti di che cosa sei davvero esperto, per cosa hai davvero passione, cosa potresti insegnare o divulgare, fare un’attenta ricerca della nicchia all’interno della quale ti vuoi posizionare, puoi analizzare keywords con più alto volume di ricerca, puoi elaborare e mettere per iscritto il piano di contenuti, PRIMA di partire.

Ecco, per questo e’ importante definire la mappa.

Consiglio

Definisci il tuo obiettivo tramite la tecnica del Mapping. Identifica qual è il più grande ostacolo al raggiungimento del tuo obiettivo o progetto, in questo momento. 

Fai la lista delle 10 attività che fai più spesso durante la giornata e che prendono la maggior parte del tuo tempo.

Basandoti sulla lista appena compilata, raccogli le informazioni necessarie e fatti queste domande:

  • Cosa ti appassiona davvero e cosa ami fare nel tempo libero? Per esempio, potresti avere passione per il digital marketing o gli investimenti finanziari.
  • Quali sono le tue fonti di stress e su cosa vorresti dedicare meno tempo? Ad esempio, al lavoro passi troppo tempo in riunioni che si rivelano inconcludenti.
  • Quali sono le tue distrazioni e le tue fonti di procrastinazione? Cosa ti fa perdere un sacco di tempo durante la giornata e non ti fa progredire verso il tuo obiettivo. Cosa dovresti smettere di fare oggi e non ti aiuta nel tuo percorso di crescita? Questo può accadere per esempio se stai passando troppo tempo sui social media o davanti alla tv.

Puoi applicare questa struttura a tutti i principali ambiti della tua vita: personale (tempo libero, passioni), professionale (lavoro), relazionale (famiglia, amici, partner). 

Semplicemente identifica il tuo obiettivo all’interno di una o più di queste aree e definisci le attività su cui passi la maggior parte del tuo tempo, in modo da avere una visione più chiara della tua situazione di partenza.

Tieni un diario delle negatività

Il primo punto ti può aiutare a fare chiarezza.

Ma con la chiarezza, potresti scoprire anche nuove debolezze o negatività, o magari avrai notato moltissime fonti di stress all’interno della tua lista. 

E’ normale, tutti le abbiamo.

A questo proposito, c’e’ un altro strumento che può venire in nostro soccorso: si chiama diario delle negatività. 

In buona sostanza si tratta di un semplice diario, cartaceo o elettronico, su cui scrivere periodicamente quali sono i nostri pensieri negativi e le nostre paure. 

C’è’ una tecnica particolarmente famosa, di cui ha parlato Tim Ferris nel suo Ted Talk (se ti interessa, lo puoi trovare qui), che si chiama “Fear setting”.

Sostanzialmente, si tratta di scrivere le tue peggiori paure rispetto ad una determinata area della tua vita (ad esempio il tuo business personale, se lavori come freelance o imprenditore) 

Per renderla più semplice, puoi identificare 3 paure e seguire le indicazioni della tabella qui sotto. Ti lascio un template salvato in formato Google Spreadsheet – puoi fare una copia qui e utilizzarlo per completare l’esercizio. 

Diario della negatività Teoria finestre rotte indie productivity


Consiglio:

Fatti queste domande e prendi nota di:

  • Che cosa temi?
  • Qual e il “worst case scenario” (la cosa peggiore che può capitare)? 
  • Se questa situazione si verificare, cosa posso fare per migliorare, anche solo minimamente, la mia situazione?
  • Quale sarebbe il costo di non compiere alcuna azione, sperare che la situazione si assesti da sola e non agire affatto? 

Trovo questo esercizio estremamente interessante in quanto ci consente di mettere per iscritto quali sono i nostri timori e al tempo stesso razionalizzandoli.

Questo ha avuto vari aspetti positivi positivi per me, personalmente.

Da una parte mi ha consentito di capire meglio quali fossero le mie fonti di timore.

Dall’altra mi ha dato modo di riflettere sulla loro entità, i rischi reali associati agli eventi negativi (spesso molto minori del previsto) e mi ha aiutato a pensare fin da subito a cosa potessi fare per migliorare la situazione nel caso in cui la mia paura si fosse materializzata (e la maggior parte delle volte, nemmeno si arriva a questo punto).

Ma soprattutto, il singolo elemento in grado di cambiare completamente il modo in cui guardiamo alla paura e’ ragionare sul costo del non-agire

Il nostro cervello infatti, tende a voler minimizzare le perdite. Questo fenomeno viene definito “loss aversion” ed e’ uno dei piu’ famosi “bias cognitivi”, vale a dire una percezione deformata della realtà, basata su pregiudizi. 

Sapendo che siamo avversi alle perdite, quando andiamo a calcolare e valutare il costo di non agire, metteremo in modo un meccanismo di reazione che ci porterà a compiere azioni per scongiurare queste evenienza. E quindi a superare le nostre paure.

Possiamo chiamarlo “trick”, ma la verita e’ che semplicemente funziona.

Facciamo un esempio concreto.

Che cosa temo?

Io in passato ho avuto timore di condividere le mie opinioni, i miei articoli e le mie considerazioni, molto probabilmente perché inconsciamente temevo il giudizio altrui.

Qual è la cosa peggiore che possa capitare?

Andando a valutare la cosa “peggiore” che potesse capitare, e ho messo in conto che potessero arrivare critiche o risposte di qualcuno che non fosse d’accordo col mio punto di vista o avesse idee differenti. 

Se capita, cosa posso fare per migliorare la situazione?

Ho capito poi che le opinioni di altri, quando in disaccordo con me, potevano essere utilizzate come modo per migliorare. Ricevere un feedback da altri mi faceva sentire a disagio in un primo momento, ma poi era un spunto di riflessione per migliorare la mia idea senza doverla necessariamente cambiare o considerarla sbagliata. 

Qual e’ il costo di non agire?

In questo modo, il feedback e’ diventato essenziale: mi ha permesso di esporre le mie teorie e capire come venissero accolte da altri. Sorprendentemente, anche piccole, semplici proposte venivano accolte positivamente, altre più complesse che consideravo molto sofisticate, non tanto. Ecco, in questo senso il costo di non agire sarebbe stato il non aver compreso cosa è rilevante per gli altri e cosa no. Cosa i miei colleghi, amici, interlocutori, percepivano interessante e importante e cosa no. 

E da quando ho cominciato a farlo, la mia carriera è evoluta molto velocemente.

Demolizione: elimina i trigger (visivi)

A questo punto abbiamo definito in maniera chiara le cose che vogliamo mantenere e le cose che vogliamo cambiare, in quanto non ci stanno aiutando nel nostro percorso verso il cambiamento che cerchiamo.

Bene, adesso siamo in grado di applicare la teoria delle finestre rotte e cominciare a prevenire “il degrado” e il fallimento del nostro progetto o obiettivo personale.

Come farlo?

Seguiamo la strategia di Giuliani e Bratton.

Rimettiamo in sesto le nostre finestre rotte e gli atti di vandalismo che popolano il nostro ecosistema. Eliminiamo i trigger che sostengono i comportamenti negativi e convertiamoli in trigger positivi.

Manteniamo tutto ciò che funziona ed eliminano cio che e’ disfunzionale. 

Si certo, molto più semplice a dirsi che a farsi.

Verissimo, ma, a differenza di quanto potremmo credere, una volta arrivati a questo punto saremo avvantaggiati. Avremo già fatto chiarezza su cosa dobbiamo eliminare, cambiare o ricostruire. Una cosa che la maggior parte delle persone tendenzialmente non fa.

Ci manca solo il passare all’azione, che e’ il passaggio fondamentale. E anche fare un piccolo, minuscolo passo, può fare la differenza.

Come facciamo ad eliminare i trigger che causano i nostri comportamenti negativi, seguendo la teoria delle finestre rotte?

Esistono molte tecniche, ma la mia preferita e’ sicuramente quella dello space design.

Lo space design (o “design dell’ambiente in cui viviamo”) e’ fondamentale per smantellare i nostri comportamenti disfunzionali. 

Ti faccio un esempio.

Se all’interno della lista creata attraverso l’esercizio di mapping ho notato che una delle attività più ricorrenti della mia giornata e quella di entrare su Youtube (o un altro social media) per guardare solo un video o un post durante una pausa, ma sistematicamente mi trovo a passare il doppio o il triplo del tempo preventivato, posso eliminare questo trigger.

Seguendo il principio della space design, possono organizzare il mio spazio di studio e di lavoro in modo da evitare completamente le distrazioni da social media:

  • Posso mettere il cellulare in modalità aerea
  • Posso installare un Newsfeed eradicator per non vedere i nuovi post su Facebook (accedendo solamente per controllare alcuni messaggi, notifiche o simili)
  • Posso decidere di tenere il cellulare in un’altra stanza mentre faccio attività che ritengo importanti (come lavorare) durante la giornata

In questo video ho parlato in maniera molto più estesa di tecniche utili a gestire e modificare le nostre abitudini, tratte dal libro “Atomic Habits”.

Consiglio:

Definisci le cose che vuoi eliminare dalla tua routine giornaliera, partendo da quelle che prendono la maggior parte del tuo tempo e non portano risultati positivi ne’ benefici.

Modifica il tuo ambiente in modo tale da rendere estremamente complicato da attuare il comportamento che vuoi eliminare. Aggiungi ostacoli mentali e spaziali all’interno del tuo ambiente per prevenire le tue abitudini disfunzionali.

Ricostruzione: definisci le tue abitudini e tracciale

Abbiamo eliminato ciò che non serve e rimosso i cocci delle nostre finestre malandate.

E’ tempo di ricostruire.

Abbiamo parlato poco fa eliminare ciò che è disfunzionale e’ tanto importante quanto mantenere tutto ciò che funziona.

Dunque, cosa funziona?

Nella lista che abbiamo completato all’inizio del nostro percorso, tra le 10 attività che compiamo più spesso nel corso di una giornata, ce ne saranno alcune che amiamo fare.

Tra le cose che amiamo ci saranno abitudini che hanno a che fare con l’intrattenimento ed altre che saranno utili e produttive. 

Attenzione, questo e’ un punto fondamentale.

E’ importante sapere distinguere la differenza tra le due categorie, poiche se e’ vero che guardare un bel film o leggere news ci possono dare gioia e benefici a breve termine, dall’altra e’ anche vero che spesso non ci sono utili per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine.

Dunque cosa fare?

Ti consiglio di eliminare dalla lista o quantomeno minimizzare al massimo la lista di comportamenti che si focalizza sul breve termine e mantenere quella che ti da benefici di lungo termine.

Focalizzati sulle attività che hanno queste caratteristiche:

  1. le fai in maniera ricorrente
  2. le fai con piacere
  3. sono utili e ti portano benefici in termini di crescita professionale e personale

Queste saranno le routine, i comportamenti ricorrenti e abitudinari che vuoi mantenere nella lista. 

Proviamo a fare un esempio.

Nella mia lista, tra le attività che facevo piu spesso e che mi portavano gioia, avevo inserito il guardare una serie di video su Youtube dai tanti canali che seguo (almeno 15 canali diversi). 

A quel punto mi sono chiesto: seguire tutte queste fonti mi porta benefici concreti e mi aiuta a raggiungere obiettivi concreti?

Sfortunatamente no. Mi sono reso conto che, per quanto amassi farlo e fosse una fonte di intrattenimento (e insegnamento) fantastica, guardare video è un’attività passiva che non mi avrebbe portato da nessuna parte. Dunque ho deciso di limitarla e di dare più spazio ad altro.

E nel caso in cui tu non sia riuscito a trovare comportamenti di questo tipo nella tua routine giornaliera? Beh, dovrai costruirli. 

E il modo migliore di costruire un’abitudine e’ partire a piccoli passi, partire semplici. 

Identificare un comportamento virtuoso che sai ti potrà aiutare e cominciare a metterlo in pratica, passo dopo passo.

Non sai da dove partire? 

Hai due possibilità’. 

La più semplice: puoi “copiare” le abitudini virtuose da altre persone che ti stanno intorno, amici, autori di libri, familiari. Fai una selezione dei migliori modelli e prendi ispirazione da loro.

In alternativa puoi sempre guardare questo video sulle abitudini

Consiglio:

Una volta eliminare le attività’ disfunzionali, occupati della “ricostruzione”. Elimina i vetri rotti e seleziona le materie prime per (ri)costruire la finestra.

Fai un’analisi dettagliata dei comportamenti che ami fare che sono rimasti nella lista e definisci quelli che, pur dandoti gioia, non contribuiscono a farti progredire verso l’obiettivo di lungo termine. 

Seleziona solo le attività virtuose che portano benefici di lungo termine.

Sei pronto per l’ultimo passo.

Fai “double-down” su ciò che funziona

E’ venuto il momento di fare ciò che in inglese viene definito “double-down”, ovvero letteralmente “raddoppiare”.

Raddoppiare e massimizzare ciò che funziona e porta risultati utili.

Abbiamo rimosso i cocci e individuato i comportamenti virtuosi da tenere, ora non ci resta che espanderli e incrementare esponenzialmente i benefici che ne derivano.

Nella vita frenetica delle nostre giornate, tendiamo a procrastinare cronicamente le (poche) cose ad “alto ritorno”. Ritorno in termini di risultati e benefici di lungo termine.

E sai perché questo succede?

Perché molto spesso queste attività sono percepite come complesse e richiedono molta energia mentale, prima che fisica. E anche una buona dose di disciplina e forza di volontà.

Una cosa e’ dalla nostra parte però: la motivazione, la passione e la gioia che proviamo quando le portiamo a termine.

Provo a farti un esempio tratto da situazioni reali, dalla mia esperienza personale e di quella di chi mi circonda.

In molti hanno il sogno di conquistare l’indipendenza dal proprio datore di lavoro e dal lavoro dipendente. Molti sognano di avviare il proprio progetto personale e vivere (per quanto possibile) delle proprie passioni. 

La verita e’ che e’ possibile, dati alla mano. 

Migliaia di persone oggi lavorano da remoto e sono diventati freelancer o imprenditori digitali grazie alle proprie competenze e dal network che si sono costruiti. 

Ma per arrivare a quel punto, serve impegno, serve costanza. 

Non basta sognarlo. Ogni giorno bisogna fare un piccolo passo avanti.

Se io amo il digital marketing e voglio diventare un freelance, quello che dovro’ fare e’ fare “double-down” sui comportamenti virtuosi, ovvero lavorare ogni giorno (ad esempio) almeno 3 ore su progetti di consulenza o preparazione di casi di studio da presentare a potenziali clienti, brand, aziende per cui voglio lavorare come consulente. Non basta imparare, formarsi e leggere libri sull’argomento (attività virtuosa da tenere in lista ma da limitare, come da punto 4).

Dovrò mettere in pratica, imparare sul campo e “sporcarmi le mani”.

Immagina di passare il 70% del tuo tempo a compiere attività che portano benefici di lungo termine, coltivando in maniera pratica e virtuosa i tuoi interessi e facendo leva su ciò che ti riesce bene, sui tuoi talenti: dove potrai arrivare da qui ad un anno di tempo?

Ecco, questo vuol dire fare “double-down”.

Questa è la ricetta per trasformare le tue finestre rotte in un luogo sicuro, fonte di prosperità e motore di una crescita positiva.

Consiglio:

Una volta identificate le attività quotidiane che ti possono portare valore nel lungo termine, massimizza il tempo passato su di esse.

Cerca di diminuire al massimo le distrazioni e spendere quante più energie possibili sui comportamenti che, nonostante richiedano molta concentrazione e siano spesso complessi, hanno ritorni più alti in termini di soddisfazione e risultati.

Continua a mantenerli nel tempo e traccia i risultati che ottieni nel corso di 6-12 mesi. Potresti rimanere stupito.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo discusso della teoria alla base della zero-tolerance, chiamata “teoria delle finestre rotte” o “teoria delle broken windows”, teorizzata negli anni 80 e applicata concretamente dal sindaco di New York negli anni 90.

Prendendo ispirazione dai principi alla base della teoria, possiamo elaborare un programma per analizzare, demolire e ricostruire i nostri comportamenti disfunzionali, in modo da trasformarli in azioni che ci consentano di ottenere risultati importanti.

Il percorso da intraprendere e’ diviso in 5 step, che consistono nel:

  1. Effettuare il Mapping dei 10 comportamenti, azioni, abitudini su cui spendiamo la maggior parte del nostro tempo
  2. Tenere un diario delle negatività e ridurre al minimo nel nostre paure tramite l’esercizio del “fear-setting”
  3. Eliminare i trigger negativi dall’ambiente che ci circonda e definire le cose che vogliamo eliminare dalla nostra routine giornaliera
  4. Definire ed isolare i nostri comportamenti positivi, tracciandoli giornalmente
  5. Massimizzare il tempo passato sui comportamenti virtuosi che hanno effetti positivi di lungo termine

Se anche tu hai provato queste tecniche o ne hai altre da suggerire, in base a ciò che ha funzionato per te, fammi sapere!

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